IL GABBIANO DI CHECOV
Anch’io ho la mia luna

Anch’io ho la mia luna

“Ora poi, da quando son qui, cammino a lungo, cammino e penso, penso e sento crescere di giorno in giorno le mie forze spirituali… Adesso io so, io capisco, Kostja, che nel nostro lavoro – poco importa se recitiamo o scriviamo – l’essenziale non è la gloria, non è il lustro, non è ciò che sognavo, ma la capacità di soffrire. Sappi portar la tua croce e abbi fede. Io ho fede, e questo mi allevia il dolore, e quando penso alla mia vocazione, non ho paura della vita.”

L’analisi approfondita de “Il Gabbiano” ci fornirà gli spunti, i pretesti, l’immaginario di riferimento per affrontare un percorso didattico finalizzato a sviluppare la propria creatività scenica.

Attraverso un percorso di training fisico e vocale, sia corale che individuale, si forniranno alcuni elementi basilari atti a costruire un vocabolario comune che dia la possibilità all’allievo/attore di affrontare le scene (in questo caso de “Il Gabbiano”) essendone esso stesso l’autore/creatore. Dando quindi la possibilità di liberare la propria fantasia in un contesto già assegnato.

Checov, Stanislavskij e Meyerchol’d, maestri e rivoluzionari del teatro del secolo scorso, misero in scena per la prima volta più di cent’anni fa il Gabbiano, interrogandosi sul Come fare teatro e Perché, temi molto presenti nel testo. Partiremo anche noi ponendoci queste domande aperte e presenti oggi più che mai.

Le tematiche del testo si fonderanno quindi alle tematiche della pratica scenica come: presenza dell’attore, credibilità, il “qui e ora”, improvvisazione, costruzione di una partitura fisica ripetibile, lavoro sul personaggio.

Gli esercizi da noi appresi e assimilati durante tutta la nostra esperienza professionale fungeranno da veicolo per una consapevolezza maggiore dei propri strumenti attorali e creativi.

“La vita non va rappresentata così com’è ma come ci appare nei sogni”

“Il gabbiano” Anton CHECOV