Recensione di Maria Pia Boido
Spettacolo “Tirami sù”

Un video, in apertura, ci racconta le disparate risposte date da gente comune a una domanda brutale, nella sua semplicità: cosa ti tira su?
C’è qualcosa di ipnotico nella sequenza di risposte snocciolate dai vari interlocutori e ordinate, nel video, per grandi aree tematiche: il giardinaggio, le piante, i fiori, la luce, il sole, la famiglia, la fidanzata, la figa, il sesso, la cocaina, il teatro, il lavoro, essere pagati per il proprio lavoro, le lettere di motivazione…

“Barbara Bedrina e Vincenza Pastore provano forse a dare la loro risposta in questa deliziosa pièce giocata sul linguaggio e sulla mimica dei clown. E – proprio come davanti a uno spettacolo di clown – si ride come bambini, rapiti da un racconto di poetica semplicità. Ci sono due figure bianche che dormono, poi suona la sveglia, ed è un risveglio difficile. Solo una dose grottescamente esagerata di caffè riesce a dare la carica giusta per affrontare il mondo e le sue lotte.

Chi sono queste figure legate da tenerezza e accudimento reciproco? Due donne? Un uomo e una donna? Due uomini? Di certo si resta a bocca aperta di fronte alla performance fisica di virtuosistica espressività, che pur nello spazio minimo del racconto (sveglia – caffè – energia) coinvolge e si fa seguire con attenzione.

A seguire, quasi in simmetria con le risposte iniziali date nel video, vi è una lunga imprecazione contro tutte le banalità, i luoghi comuni, i grandi “topics” del nostro vivere, che vengono elencati con crescente insofferenza. Il finale, con il naso da clown reindossato e una grande gorgiera, ne è forse la rassegnata accettazione?

Sulla scena dominano il bianco e il rosso, pochi oggetti ma di impatto visivo: il bianco dei
vestiti, delle trapunte, dei cuscini, il rosso dei nasi da clown, delle scarpe; e poi polli di gomma…
I 20 minuti hanno imposto alle artiste una cesura forse troppo brutale tra le tre sezioni della messa in scena (video/risveglio/invettiva), ma la performance non ha perso in efficacia.
In chiusura, mentre le attrici inveiscono con esasperazione, al microfono viene canticchiata l’onnipresente piovanesca “life is beautiful”, anch’essa forse da inserire tra i luoghi comuni: esiste un brano più inflazionato?”