“Lo spirito resta costante ed immutabile” Checov, il Gabbiano

Un tempo gli anziani, erano considerati fonte di straordinaria saggezza e concretezza. A loro e alla loro esperienza veniva affidato il compito di guidare i giovani attraverso i pericoli del mondo. Erano valorizzati, apprezzati, rispettati. Erano una parte attiva della società. In loro ritrovavamo le nostri origini, le radici del Nostro albero, la nostra Appartenenza. Oggi l’anziano non gode più della stima e dell’autorevolezza sociale che aveva in passato, i suoi consigli sono ignorati e l’indifferenza alla Storia che li vede protagonisti rischia di farci perdere memoria di quello che ci hanno tramandato, dalla lingua alle tradizioni, alla cultura. Affinché sia data la dovuta importanza all’anziano, rendendolo soggetto di utilità sociale, sono necessarie due condizioni. La prima è la condivisione, la seconda è l’identità .
“Non essere più ascoltati, questa è la cosa più terribile quando si diventa vecchi” scrisse Albert Camus nel Rovescio e diritto, proprio per questo  si vuole offrire uno spazio dove essi possano ritrovare la possibilità di raccontare e di raccontarsi. Il laboratorio di teatro si propone quindi come luogo di ascolto, di incontro e di scambio dove spogliarsi delle proprie paure lasciando spazio al gioco, alla spontaneità, alla libertà. Ritornando cantastorie, disegneremo i nostri autoritratti, ridaremo Voce ai nostri silenzi e condivideremo la nostra storia con la storia degli altri, costruendo una memoria comune, perchè solo guardando al nostro passato, possiamo capire il nostro presente e immaginare e costruire un Futuro Insieme. Verranno anche organizzati dei momenti performativi destinati ai bambini, così da trovare un reale punto di congiunzione tra le differenti fasi della vita.
Rivalutare l’anziano è nostro compito, integrarlo e renderlo parte attiva della collettività è nostro dovere.